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Nicola Piga, tra Lanci e Bob

Pubblichiamo un’intervista a Nicola Piga, responsabile del Settore Lanci della Federazione Regionale Sarda di Atletica Leggera, anch’egli lanciatore e attualmente tecnico del miglior lanciatore sardo, Francesco Fedeli. Nicola ha un passato da atleta agonista nell’Atletica Leggera e nel bob dove è stato due volte secondo ai Campionati Italiani. Per circa sei anni è stato anche membro della Nazionale Italiana di Bob, con la quale ha ottenuto un quinto e un nono posto ai Campionati del Mondo.

Innanzitutto complimenti per l’argento ai Campionati Italiani Master nel peso (oltre al quinto posto nel disco e nel martello): è andata come ti aspettavi o potevi fare di più?

Sono contento di esserci stato in quanto per me queste manifestazioni sono l’occasione di incontrare amici di vecchia data con cui ho condiviso, nel passato, emozioni, avventure e sfide sulla pista. Piazzamenti e titoli per me sono ora elementi marginali: quelli che valgono li abbiamo ottenuti da atleti a livello agonistico tempo fa, ora è puro divertimento, almeno per me.

Parlando con te, che hai vissuto ad alti livelli anche altri sport e avendolo fatto fuori dalla Sardegna, possiamo contare su una visione di più ampio respiro. Sappiamo e vediamo che cerchi di far praticare più discipline ai tuoi atleti. Ci puoi spiegare l’importanza di un approccio multidisciplinare nella crescita di un giovane atleta? 

L’attività multidisciplinare per me è il Vangelo dello Sport. Un atleta per essere tale deve essere in grado di apprendere e praticare qualsiasi sport, almeno nei suoi elementari movimenti. Questo tipo di mentalità a me è stata subito inculcata dal mio allenatore e dalla mia prima società, che era composta da soli decatleti. Pensa che la mia seconda gara in Atletica Leggera, con soli due mesi di avvicinamento a questo sport, è stata proprio un octathlon e, questa impostazione a fare tutto, alla fine mi ha dato tanto, sia come atleta arrivando a sfiorare i 6.000 punti nel decathlon, sia come modo di interpretare lo Sport. Da allenatore ho cercato di far capire, e posso dire anche con successo, ai miei atleti di avere sempre un alternativa valida a quello che si fa. E questo vale sia da atleta che da allenatore: il mettersi sempre in gioco è la base per crescere.

Pensi che questo approccio contribuisca a far vivere in maniera più serena gli atleti, a differenza di molti ragazzi e ragazze che vediamo, forse, troppo prematuramente specializzati?

Questo è un tasto alquanto delicato. Sicuramente l’atleta deve fare il suo corretto percorso altrimenti un’eccessiva accelerazione dei tempi porterebbe immancabilmente a un danno irreparabile nella gestione fisica e tecnica dell’atleta stesso. Io ho avuto la fortuna di avere atleti con i quali sono riuscito a lavorare per periodi molto lunghi e rispettare al meglio anche i tempi di crescita. E’ stato fondamentale imporre ai miei ragazzi, fino alla categoria allievi, di cimentarsi nelle prove multiple, per poi dopo dedicarsi alle discipline che secondo me erano per loro più idonee e posso dire con successo, sia prima con il mio gruppo di ostacolisti (Roberto Cossu, Stefano Delogu, Ivano Ascedu), sia dopo con il gruppo dei lanciatori (i fratelli Collu e Francesco Fedeli).

Sei il Responsabile del settore Lanci della Federazione Regionale. Si tratta di discipline estremamente tecniche e che sono purtroppo meno praticate e ci sono anche pochi allenatori specialisti a dirla tutta. Cosa pensi si possa fare per avvicinare gli atleti e le atlete ai lanci?

I lanci sono complessi. Questo fatto porta immancabilmente a dei momenti di sconforto sia dell’atleta che dell’allenatore e solo con il tempo, il lavoro e l’applicazione si riesce a vincere questa situazione. Sicuramente la difficoltà sta proprio qui: trovare atleti e tecnici che non si danno mai per sconfitti. La figura del tecnico é importante in queste discipline: non si può avere un atleta forte se il tecnico non è preparato. Infatti se nella corsa il ragazzo sa già comunque come muoversi, nei lanci il giovane atleta non sa come fare e bisogna partire con un insegnamento da zero e non tutti sono in grado di farlo. In Sardegna siamo abbastanza risicati come tecnici validi: in questo momento c’è solo il tecnico dell’Amsicora, Franco Tumatis, un ottimo allenatore per preparazione e per esperienza. Per il resto tanto folklore e presunzione, infatti mi fa particolarmente sorridere qualche pseudo-istruttore che si diletta a insegnare e si propone anche come sedicente esperto, ma in realtà penso che abbia difficoltà a distinguere una lancia da un giavellotto.

Abbiamo visto che quest’anno il tuo allievo Francesco Fedeli è tornato ai livelli delle sue migliori prestazioni (personale nel disco e si sta riprendendo anche nel peso). Nel 2011 ha avuto qualche problema fisico che lo ha frenato o è stata una semplice annata storta? Che obiettivi ha Francesco per quest’anno?

Francesco, oltre essere un ottimo atleta, è anche un amico: con lui abbiamo condiviso quasi 10 anni di allenamenti, trasferte e ci siamo divertiti molto. Non nego che il ragazzo è stato poco considerato dall’ambiente, specialmente nel periodo in cui abbatteva Record Sardi in tutte le categorie, nel peso e in alcune del disco. Quando infranse il Record Assoluto nel peso, che resisteva da 21 anni, nessuno ne parlò o commentò l’evento: allora la prendemmo con filosofia. Ora sta passando, a livello sportivo, un periodo di crisi dovuto a una serie di eventi: purtroppo, per diventare atleta di buon livello (e lui ha tutte le caratteristiche) bisogna essere altamente motivati e il tecnico può arrivare fino ad un certo punto, poi sta lui a trovare soluzioni, altrimenti e’ giusto che da parte sua ci sia un ridimensionamento delle proprie ambizioni. Ciò detto, a fine stagione valuteremo cosa fare in funzione del prossimo anno.

Sappiamo che da anni sei uno dei selezionatori della Nazionali di bob. Ci racconti questo sport che a noi è pressoché sconosciuto?

Fino a poco tempo fa questo era il mio piccolo segreto. Io negli anni ’80-’90 ho praticato questo sport abbinandolo all’Atletica Leggera e mi sono divertito molto, oltre ad aver girato mezzo mondo, ma in particolare ho avuto belle soddisfazioni. Ho gareggiato per 11 anni nel Bob Club Cortina dove ancora oggi ho degli amici con cui ci sentiamo periodicamente. Poi per 6 anni sono stato nel giro della Nazionale: ho partecipato a gare di Coppa Europa e Coppa del Mondo come frenatore, ottenendo due secondi posti ai Campionati Italiani, un quinto e un nono posto ai Mondiali di Cortina e Saint Moritz. Venendo a oggi, sono già quattro anni che collaboro con la Nazionale di Bob, grazie al Direttore Tecnico Antonio Tartaglia, che mi ha voluto con lui, anche se il tempo che gli posso dedicare almeno per ora non è molto. Antonio Tartaglia, oltre essere un amico di lunga data, e un ottimo team manager, è stato l’ultimo Campione Olimpico Italiano di questa specialità ma è soprattutto un grande uomo, disponibile in tutto ed è uno che mette l’anima in tutto quello che fa. Abbiamo un rapporto di perfetta e reciproca intesa. 

Ci parli dei progetti e delle opportunità che si stanno portando avanti nella squadra Nazionale di bob?

Da quest’anno sono partiti molti progetti, visto che siamo a ridosso delle Olimpiadi e bisogna ultimare i due equipaggi maschili e femminili. Stiamo continuamente selezionando atleti per creare competitività nei vari team. Questo per quanto riguarda il progetto Olimpiadi 2014. Poi stiamo creando un gruppo di ragazzi dal 90 al 94 per il progetto giovani e l’anno prossimo partirà il progetto Olimpiadi Giovanili che si terranno in Norvegia a Lillehamer per i ragazzi del 97 al 99. In questa fascia d’età siamo Campioni Olimpici uscenti, quindi ci sono tante possibilità di girare il mondo e di fare grandi esperienze ad altissimi livelli. Il mio consiglio è quello di provarci sempre. 

Di che strutture c’è bisogno per gli allenamenti? 

I miei anni migliori di questa specialità li ho fatti vivendo in Sardegna. Per allenarsi in questa disciplina ci vuole una pista, una palestra e tanta voglia di emergere. Al resto ci pensano i tecnici e la Federazione, risolvendo qualsiasi problema logistico. I raduni estivi si fanno una volta al mese e variano da 3 a 6 giorni a seconda del gruppo di appartenenza. Per l’attività agonistica invernale, per chi viene selezionato per la Coppa Europa, ci sono 4 prove di 6 giorni. Per la Coppa del Mondo la stagione è piu lunga in quanto ci sono le 3 prove nel continente Nord Americano.

Ci sono delle caratteristiche fisiche e tecniche che accomunano gli atleti del bob con qualche disciplina dell’atletica? Perché uno sportivo che fa atletica leggera dovrebbe essere interessato a fare bob?

Le caratteristiche fisiche ideali di un bobbista sono date dal rapporto che c’è tra peso corporeo e forza–velocità, quindi si ricercano atleti di buona struttura fisica con discrete capacita esplosive ma soprattutto grande voglia di lavorare le discipline ideali di questo sport. Per chi proviene dall’Atletica sono favoriti gli specialisti delle Prove Multiple e dei lanci, in particolare del giavellotto. Per queste discipline praticamente la preparazione atletica–bob è la stessa e si possono benissimo fare le due cose senza problemi. Per quanto riguardano i salti e la velocità, la cosa va un po più studiata, ma dal momento in cui si decidesse di avventurarsi per gli atleti di queste due ultime specialità i risultati sono immediati.

Al di fuori dell’Atletica Leggera abbiamo constatato eccellenti risultati anche con i giocatori di Rugby e con gli atleti del sollevamento pesi, dove abbiamo già selezionato ottimi elementi.

Comunque io sono a completa disposizione di tutti coloro, sia uomini che donne, che volessero provare questa specialità anche perchè le opportunità sono tante sia per girare il mondo che per essere selezionati in un gruppo sportivo militare.

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