Intervista a Massimo Marcias
Ex velocista sardo e ora tra i tecnici più stimati nella velocità e nei salti, Massimo Marcias della Delogu Nuoro è stato lo scopritore di Gianpietro Fronteddu. Il velocista di Orgosolo si è unito al promettente gruppo di allenamento seguito da Massimo e composto, tra gli altri, da Elias Sagheddu, Antonio Moro, Giulia Mannu e Salvatore Orlando. Negli ultimi anni Massimo è stato uno degli allenatori sardi che ha “prodotto” il maggior numero di atleti di qualità. Ecco un’interessante intervista.
Ricordo, alcuni mesi, la tua gioia al Campo Coni di Cagliari nel raccontare di questo giovane talento di Orgosolo che avevi scoperto. Potresti raccontare a tutti noi l’aneddoto?
E’ una storia abbastanza curiosa e divertente. Come Atletica Delogu quest’anno abbiamo collaborato all’organizzazione dei campionati studenteschi provinciale. Io stavo spalando la sabbia al salto in lungo e in contemporanea stavano partendo le batterie degli 80. Quando è partito Gianpietro, dopo pochi passi sono rimasto impressionato. Ho lasciato il rastrello a qualcun altro e sono andato a chiedere ai cronometristi quanto avesse fatto. Il tempo era 9″7. Da quel momento l’ho praticamente seguito per il campo per convincerlo a venire ad allenarsi. Alla fine gli ho dovuto dire, ma insomma, li vuoi vincere i campionati italiani? Un mese e mezzo dopo ha vinto a Roma i giochi studenteschi.
Gianpietro, primo anno cadetto, ha fatto la stagione che ti aspettavi, sia come risultati che come piazzamenti?
Si, è andata più o meno come mi aspettavo. In Sardegna ha vinto tutte le gare, è campione italiano studentesco, è arrivato decimo ai campionati federali però primo dei nati nel 1999 nonostante fosse il più giovane in gara visto che è nato a settembre.
Cosa possiamo aspettarci dal 2014 di Gianpietro?
Difficile dirlo. Io voglio semplicemente che migliori. Per il resto la categoria cadetti è abbastanza imprevedibile, il fattore crescita incide moltissimo. A lui dico spesso che atleticamente è ancora alle elementari, deve imparare ancora molte cose.
Abbiamo visto Gianpietro provare i 300 metri ad Orani (2 novembre, 39”3): è stata una variazione sul tema velocità o un primo approccio in vista di un futuro anche su distanze più impegnative?
Correrà qualche volta i 300 ma più per mettere dentro nuove esperienze che per altro. Per il resto credo che potrebbe ottenere buoni risultati anche in questa gara ma non ho intenzione di inserire eccessivi carichi lattacidi nel suo allenamento. C’è tempo.
Tu, insieme a Gianni Puggioni, sei il tecnico sardo che negli ultimi 10 anni ha tirato sù il maggior numero di giovani atleti con risultati di interesse nazionale. Ci puoi raccontare la difficoltà nel reclutare i giovani talenti e nel riuscire a tenerli nel nostro Sport?
Il reclutamento è un bel problema. I rapporti con la scuola sono sempre più complicati ma si tratta sempre del canale migliore. Per il resto mi sembra che i settori promozionali (centri CAS e simili) stiano producendo poco oltre la categoria esordienti. Molte volte sono più business che altro. Mantenere i ragazzi al campo è un altro bel problema. Purtroppo tante volte restano solo i ragazzi che vincono le gare e questo è un peccato. I ragazzi abbandonano molto prima di aver completato la crescita e in tanti casi non facciamo in tempo a vedere quali sono i veri valori.
Allenare atleti giovani in formazione è differente da allenare atleti già maturi. Così come allenare atleti di élite è differente da allenare atleti “amatori”. Quali sono le cautele che un allenatore deve adoperare nel crescere dei giovani (molto) promettenti?
E’ una questione che mi pongo continuamente. Bisognerebbe graduare i carichi di lavoro e non bruciare le tappe, ma si deve anche capire come. Gianpietro Fronteddu si allena tre volte alla settimana, Salvatore Orlando, che ha un anno in più, da ora in poi ne farà quattro. All’interno delle sedute di allenamento bisogna poi valutare. Ma bisogna anche portare i ragazzi a vincere qualche gara per poter mantenere alte le motivazioni. Da questo punto di vista sono abbastanza contrario alla partecipazione continuata degli allievi alle gare delle categorie assolute. Sono assolutamente contrario alla partecipazione dei cadetti alle gare assolute, dovrebbe essere assolutamente proibita.
Qual’è il tuo punto di vista riguardo gli eccessivi carichi di lavoro, l’eccessiva precoce specializzazione e la multilateralità?
Non sono un fanatico della multilateralità. Voglio fare un esempio: Gianni Puggioni da allievo è stato campione italiano di pentatlon ed era capace di fare molte cose; contemporaneamente Sandro Floris faceva sempre e solo gare di velocità, 100 e 200, e sapeva fare solo quello, piuttosto bene mi sembra. Qual’è il metodo migliore? Non ho molte certezze.
Io cerco di graduare nel tempo i carichi di lavoro nell’ambito di una stagioni e poi negli anni. Il mio obiettivo è che gli atleti migliorino continuamente. Contrariamente a quanto diceva Pierpaolo Sanna nell’intervista che ha rilasciato a questo sito e che ho trovato molto interessante, credo che l’allenatore, soprattutto in periferia e con pochi mezzi a disposizione, debba affidarsi soprattutto alla sua sensibilità e all’esperienza fatta sul campo. Se fatta anche sulle proprie gambe anche meglio.